Il modo di gran lunga più semplice per installare Debian GNU/Linux è da una
serie di CD Debian originali (rif. pagina dei distributori di
CD
). Potete anche scaricare le immagini dei CD dal server Debian e
crearveli da soli, se avete una connessione veloce e un masterizzatore. Se
avete una serie di CD Debian e la vostra macchina è avviabile da CD, potete
saltare alla sezione Fare il boot
da un CD-ROM, Sezione 5.2. È stato fatto un grosso lavoro per
assicurare che i file necessari nella maggior parte dei casi siano presenti sui
CD.
Se avete una serie dei CD ma la vostra macchina non supporta il boot da CD, potete usare una strategia alternativa (dischetti, disco fisso o boot via rete) per il boot dell'installer. Potete comunque trovare sui CD i file di cui avrete bisogno per fare il boot con altri mezzi. L'archivio Debian accessibile via rete e i CD sono organizzati allo stesso modo, perciò, quando più avanti verranno indicati i percorsi dei file dell'archivio, li potrete trovare nelle stesse directory e sottodirectory sui vostri CD.
Una volta avviato, l'installer sarà in grado di ottenere tutti gli altri file di cui ha bisogno dai CD.
Se non avete i CD, allora dovrete scaricare i file dell'installer di sistema e collocarli sul vostro disco fisso, su dischetti o su un elaboratore connesso al vostro, in modo che possano essere usati per avviare l'installer.
Quando scaricate dei file da un mirror Debian, assicuratevi di farlo in
modalità binaria, non in modalità testo o automatica. È
importante replicare esattamente la struttura delle directory che trovate sul
mirror per creare un "sub-mirror" locale. Non è proprio necessario
farlo se piazzerete tutti i file dell'installazione su dischetti, tuttavia
rende più facile trovare i file quando ne avete bisogno. Dovreste far partire
la vostra struttura di directory locale al livello sotto
disks-powerpc
, per esempio:
current/sub-architecture/images-1.44/flavor/rescue.bin
Non c'è bisogno che scarichiate tutti i file presenti sotto tale livello, bastano quelli che vi servono davvero (scoprirete quali continuando a leggere). Semplicemente date alle directory gli stessi nomi che hanno sul mirror e mantenete i file nelle directory giuste.
Se la vostra macchina è configurata per decomprimere o decifrare automaticamente i file che scaricate, dovrete neutralizzare tale funzionalità quando scaricate i file del sistema d'installazione. Verranno decompressi al momento opportuno dall'installer. Decomprimerli nel vostro sistema attuale sarebbe uno spreco di tempo e spazio. Inoltre se gli archivi compressi originali vengono cancellati dal programma di decompressione non saranno disponibili più tardi, quando l'installer ne avrà bisogno.
I file di cui potrete aver bisogno ricadono in tre categorie:
rescue.bin
, linux.bin
e root.bin
)
rescue.bin
e drivers.tgz
)
basedebs.tar
)
Se l'elaboratore ha una connessione Ethernet funzionante e i driver della vostra scheda di rete sono tra quelli incorporati nel kernel dell'installazione, avrete bisogno dei soli file di avvio del sistema d'installazione. L'installer è in grado di installare via rete kernel e driver con molte delle schede Ethernet più comuni.
Se avete una scheda per la quale l'installer non ha il supporto incorporato, avrete bisogno sia dei file di avvio del sistema d'installazione che dei file di installazione del kernel e dei driver di periferica.
Se state installando su una macchina priva di connessione di rete, o se la connessione di rete è PPP (via modem), dovrete recuperare tutti e tre i tipi sopracitati di file prima di iniziare l'installazione.
Se non siete sicuri di quali file avete bisogno, intanto iniziate con i file di avvio del sistema d'installazione. Se il primo tentativo di configurare la rete con l'installer fallisse, vi basterà abbandonare l'installazione, procurarvi i file necessari e ricominciare.
I file di installazione comprendono delle immagini di kernel, disponibili in diverse varianti, ognuna delle quali supporta configurazioni hardware differenti. Le varianti disponibili per PowerPC sono:
I file di configurazione del kernel per tali varianti si trovano nelle
rispettive directory in un file chiamato config.gz
.
I siti dove potrete trovare i file d'installazione per ciascuna variante di powerpc sono elencati nell'Appendice e comprendono:
.../current/apus/images-1.44/rescue.bin
.../current/chrp/images-1.44/rescue.bin
.../current/new-powermac/images-2.88/rescue.bin
.../current/powermac/images-1.44/rescue.bin
.../current/prep/images-1.44/rescue.bin
.../current/apus/images-1.44/root.bin
.../current/chrp/images-1.44/root.bin
.../current/new-powermac/images-1.44/root.bin
.../current/powermac/images-1.44/root.bin
.../current/prep/images-1.44/root.bin
Sia l'immagine di dischetto boot-floppy-hfs
che l'immagine
rescue.bin
contengono un kernel Linux compresso per il boot. Il
dischetto boot-floppy-hfs
viene usato per il boot del sistema
d'installazione, mentre rescue.bin
serve come origine del kernel
Linux quando lo si installa sul sistema. Non si può fare il boot da dischetto
su PowerPC con rescue.bin
. Una terza immagine di kernel, non
compresso, chiamata semplicemente linux.bin
, viene usata quando si
avvia l'installer da disco fisso o da CD-ROM. Non è necessaria per avviare
l'installer da dischetto.
Fate riferimento a Creare i dischetti dalle immagini, Sezione 4.3 per informazioni importanti sulla corretta creazione dei dischetti dalle loro immagini.
L'immagine del dischetto di root contiene un file system compresso su ramdisk che viene caricato in memoria una volta avviato l'installer.
I driver di periferica possono essere scaricati come una serie di immagini di
dischetti o come un archivio tar (drivers.tgz
). L'installer avrà
bisogno di accedere ai file dei driver durante l'installazione. Se avete una
partizione su disco o un elaboratore connesso in rete accessibile all'installer
(si veda più sotto) vi converrà usare l'archivio tar, più semplice da
maneggiare. I file delle immagini sono necessari solo se dovete proprio
installare i driver da dischetti.
Mentre scaricate i file, dovreste fare attenzione anche al tipo di file system su cui andate a copiarli, a meno che non intendiate usare i dischetti per il kernel e i driver. L'installer può leggere i file da vari tipi di file system, inclusi FAT, HFS, ext2fs e Minix. Se scaricate i file su un file system *nix, scegliete quelli più grandi possibili dall'archivio (non quelli spezzettati per i dischetti NdT).
L'installer non è in grado di accedere a file contenuti in un file system HFS+. MacOS System 8.1 e superiori potrebbero usare un file system HFS+, utilizzato di solito anche da tutti i PowerMac NewWorld. Per determinare se il vostro file system attuale è HFS+, usate Get Info sul volume in questione. I file system HFS appaiono come Mac OS Standard, mentre coi file system HFS+ compare Mac OS Extended.
Per installazioni senza dischetti su Mac NewWorld, potrebbe essere più
conveniente procurarsi tutti i file necessari compressi in un singolo archivio
Stuffit da http://prdownloads.sourceforge.net/debian-imac/debian-imac.sit
(nell'archivio sono incluse istruzioni più specifiche). Altrimenti recuperate
i file necessari ad una installazione normale come elencato sopra. Salvate i
file in una partizione HFS (non HFS+) sul vostro sistema. Avrete bisogno anche
dei file yaboot
e yaboot.conf
, ottenibili presso
http://penguinppc.org/projects/yaboot/doc/yaboot-howto.shtml/
.
I dischetti avviabili vengono comunemente usati per fare il boot dell'installer su macchine con un lettore per dischetti. Sulla maggior parte dei sistemi potrete usare i dischetti anche per l'installazione del kernel e dei suoi moduli. Il boot da dischetto secondo quanto riferito non funziona sui Mac con lettori USB.
Le immagini di dischetto sono file che racchiudono i contenuti completi di un
dischetto in formato raw. Le immagini, ad esempio
rescue.bin
, non possono essere semplicemente copiate su dischetti.
È necessario un programma speciale per scriverle sui dischetti in modo
raw, dato che si tratta di rappresentazioni grezze del dischetto.
Serve quindi fare una copia per settori dei dati dal file al
dischetto.
Ci sono diverse tecniche per creare i dischetti a partire dalle immagini, a seconda della piattaforma. Questa sezione descrive come farlo sulle diverse piattaforme.
Indipendentemente dal metodo che userete per creare i dischetti, dovreste ricordarvi di far scattare la linguetta che blocca l'accesso in scrittura una volta finito il lavoro, per garantirvi che non vengano inavvertitamente sovrascritti.
Per scrivere su dischetti i file immagine probabilmente vi servirà avere accesso come root al sistema. Mettete un dischetto vuoto e non danneggiato nel lettore, quindi usate il comando:
dd if=file of=/dev/fd0 bs=1024 conv=sync ; sync
dove file è una delle immagini. /dev/fd0
è il nome
comunemente usato per il device dei dischetti, ma potrebbe essere diverso sulla
vostra workstation (su Solaris è /dev/fd/0
). Il comando potrebbe
restituire il prompt prima che Unix abbia finito la scrittura, quindi fate
attenzione alla spia d'uso sul lettore: assicuratevi che sia spenta e che il
dischetto non sia più in rotazione prima di rimuoverlo dal lettore. Su alcuni
sistemi dovrete lanciare un comando per espellere il dischetto dal lettore (su
Solaris usate eject
, consultate la pagina di man).
Alcuni sistemi tentano di montare in automatico un dischetto appena inserito
nel lettore. Potreste dover disabilitare tale funzionalità affinché il sistema
vi permetta di scrivere su un dischetto in modo raw. Sfortunatamente
i modi per farlo variano a seconda del sistema operativo. Su Solaris dovrete
aggirare l'ostacolo costituito dal Volume Management per ottenere accesso raw
al dischetto. Per prima cosa assicuratevi che il dischetto sia automontato
(usando volcheck
o il comando equivalente nel file manager).
Quindi usate dd
come nell'esempio riportato sopra, rimpiazzando
/dev/fd0
con /vol/rdsk/nome_dischetto
,
dove nome_dischetto è il nome dato al dischetto alla sua
formattazione (i dischetti senza nome di solito prendono il nome
unnamed_floppy
). Su altri sistemi, chiedete all'amministratore.
Se avete accesso a una macchina i386, potete usare uno dei programmi seguenti per copiare immagini su dischetti.
Sotto MS-DOS si possono usare FDVOL, WrtDsk o RaWrite3.
http://www.minix-vmd.org/pub/Minix-vmd/dosutil/
Per usare tali programmi, assicuratevi innanzitutto di aver fatto il boot in DOS, non è assolutamente garantito che funzionino correttamente da una finestra DOS sotto Windows o lanciandoli con un doppio clic da Windows Explorer. Per fare il boot in DOS, vi basterà premere F8 durante il boot.
NTRawrite è un tentativo di creare una versione aggiornata di Rawrite/Rawrite3 utilizzabile senza problemi sotto WinNT, Win2K e Win95/98.
http://sourceforge.net/projects/ntrawrite/
I messaggi visualizzati dal dischetto di recupero (prima del caricamento del
kernel) possono venir presentati nella vostra lingua madre. Per farlo, nel
caso non parliate inglese, dopo aver scritto l'immagine sul dischetto dovrete
copiarci gli appositi file dei messaggi ed un font. Per chi usa MS-DOS e
Windows c'è un file batch, setlang.bat
, nella directory
dosutils
, che lo fa. Andate nella directory (con cd
c:\debian\dosutils da un prompt dos) e date setlang
lang, dove lang è un codice di due lettere
minuscole per la vostra lingua, ad esempio setlang it per
l'italiano. Attualmente sono disponibili i seguenti codici:
ca cs da de eo es fi fr gl hr hu it ko ja pl pt ru sk sv tr zh_CN
Badate che le descrizioni in questo manuale danno per scontato che utilizziate un'installazione italiana, altrimenti il nome dei menu e dei pulsanti saranno diversi da ciò che vedrete effettivamente sullo schermo.
Per creare in automatico i dischetti dalle immagini fornite è stato reso
disponibile un AppleScript, Make Debian Floppy
. Può essere
ottenuto da ftp://ftp2.sourceforge.net/pub/sourceforge/debian-imac/MakeDebianFloppy.sit
.
Per usarlo, scompattatelo sulla vostra macchina, quindi trascinate un qualsiasi
file immagine di dischetto su di esso. Vi servirà Applescript installato e
abilitato nella vostra gestione delle estensioni. Disk Copy vi chiederà di
confermare che desiderate cancellare i contenuti del dischetto e procedere
nella scrittura del file immagine.
Potete anche usare l'utility MacOS Disk Copy
o il programma libero
suntar
. Il file root.bin
è un esempio di immagine di
dischetto. Usate uno dei metodi sottoriportati per creare un dischetto dalla
sua immagine usando queste utility.
Disk Copy
Creator-Changer
, come
riportato sotto, solo nel caso in cui abbiate scaricato i file immagine da un
mirror Debian.
Creator-Changer
e usatelo per aprire root.bin
.
Disk Copy
. Se avete un sistema MacOS o il relativo CD
è molto probabile che l'abbiate già, altrimenti provate http://download.info.apple.com/Apple_Support_Area/Apple_Software_Updates/English-North_American/Macintosh/Utilities/Disk_Copy/Disk_Copy_6.3.3.smi.bin
.
Disk Copy
e scegliete "Make a Floppy" dal menù
Utilities, quindi selezionate il file immagine locked
nella relativa finestra di dialogo. Vi chiederà di inserire un dischetto e se
volete davvero cancellare i contenuti ivi presenti. Una volta fatto dovrebbe
espellere il dischetto.
suntar
suntar
da http://hyperarchive.lcs.mit.edu/HyperArchive/Archive/cmp/suntar-223.hqx
.
Lanciate il programma suntar
e scegliete "Overwrite
Sectors..." dal menù Special.
root.bin
nella finestra di dialogo per
l'apertura dei file.
Prima di usare il dischetto così creato, proteggetelo dalla scrittura tramite l'apposita linguetta! Altrimenti, in caso lo montiate accidentalmente, MacOS lo renderà inutilizzabile.
L'installer può essere avviato usando i file di boot collocati su una partizione esistente del disco fisso, lanciandolo da un altro sistema operativo o invocando un boot loader direttamente dal BIOS.
Non è possibile fare il boot dell'installer da file collocati su un file system HFS+. MacOS System 8.1 e successivi potrebbero usare HFS+; i PowerMacs NewWorld lo usano tutti. Per determinare se il vostro file system attuale è HFS+, usate Get Info sul volume in questione. I file system HFS appaiono come Mac OS Standard, mentre i file system HFS+ come Mac OS Extended. Dovete avere una partizione HFS per poter scambiare file tra MacOS e Linux, in particolare i file di installazione scaricati.
Per l'avvio del sistema d'installazione da disco fisso vengono usati programmi diversi, a seconda se il sistema sia un modello NewWorld o OldWorld.
Il dischetto boot-floppy-hfs
per lanciare l'installazione di Linux
utilizza miBoot
, che però non è il caso di usare per il boot da
disco fisso. BootX
, lanciato da MacOS, supporta il boot da file
collocati sul disco fisso. BootX
può essere usato anche per
gestire il boot multiplo di MacOS e Linux una volta completata l'installazione
di Debian.
Scaricate e scompattate la distribuzione di BootX
, disponibile in
http://penguinppc.org/projects/bootx/
o nella directory dists/woody/main/disks-powerpc/current/powermac
dei mirror http/ftp e dei CD ufficiali Debian. Usate Stuffit
Expander
per estrarlo dal suo archivio. All'interno del pacchetto c'è
una cartella vuota chiamata Linux Kernels
. Collocatevi
linux.bin
e ramdisk.image.gz
, dopo averli prelevati
dalla cartella disks-powerpc/current/powermac
. Quindi sistemate
la cartella Linux Kernels
nel System Folder attivo.
I PowerMac NewWorld supportano il boot via rete o da un CD-ROM ISO9660, come
pure a mezzo caricamento di binari ELF direttamente dal disco fisso. Su queste
macchine potrete avviare Linux da yaboot
, che supporta il
caricamento di kernel e ramdisk direttamente da una partizione ext2 ed è in
grado di gestire anche il boot multiplo con MacOS. L'avviamento dell'installer
da disco fisso è particolarmente adatto alle macchine più recenti prive di
lettori per dischetti. BootX
non è supportato e non dovrebbe
essere usato sui PowerMac NewWorld.
Copiate (piuttosto che spostare) i seguenti quattro file nella radice
del vostro disco fisso (lo si può fare trascinando ciascun file sull'icona del
disco fisso). Prendete nota del numero della partizione MacOS in cui avete
collocato i file. Se avete il programma MacOS pdisk
, potete usare
il comando L per controllare il numero della partizione. Ne avrete bisogno per
il comando che dovrete dare al prompt di Open Firmware quando farete il boot
dell'installer.
linux.bin
yaboot
yaboot.conf
root.bin
Il file yaboot.conf
deve contenere le seguenti quattro righe:
image=linux.bin label=install initrd=root.bin initrd-size=8192
In aggiunta, se non state usando la variante new-powermac, macchine quali gli
iMac (G4) e gli iBook necessitano di una quinta riga nel file .conf:
append="video=ofonly". Se ritoccate
yaboot.conf
, assicuratevi di non fare confusione coi "line
feed" Unix. Se userete i "newline" MacOS (composti da soli
"carriage return"), il boot loader non sarà in grado di leggere il
file.
Per avviare l'installer, andate a Avviare l'installazione da OpenFirmware nei Mac NewWorld, Sezione 5.4.3.
Se la vostra macchina è connessa a una rete locale, potrete effettuare il boot da un'altra macchina via rete, usando TFTP. Se avete intenzione di avviare il sistema d'installazione da un'altra macchina, i file di boot dovranno essere collocati in determinate posizioni su di essa e dovrà essere configurata per supportare il boot della vostra specifica macchina.
Dovrete configurare un server BOOTP o un server DHCP , come pure uno TFTP.
BOOTP è un protocollo IP che informa un host del suo indirizzo IP e di dove ottenere un'immagine di boot sulla rete. DHCP ("Dynamic Host Configuration Protocol") è un'estensione di BOOTP, più flessibile e compatibile all'indietro con quest'ultimo. Alcuni sistemi possono essere configurati solo via DHCP.
Su PowerPC, se avete un PowerMac NewWorld, è una buona idea usare DHCP invece di BOOTP. Alcune delle macchine più recenti non sono in grado di avviarsi usando BOOTP.
TFTP ("Trivial File Transfer Protocol") viene usato per passare l'immagine di boot al client. In teoria può venir usato un qualsiasi server che implementi tale protocollo, su qualsiasi piattaforma. Negli esempi di questa sezione forniremo i comandi per SunOS 4.x, SunOS 5.x (cioè Solaris) e GNU/Linux.
Ci sono due server BOOTP disponibili per GNU/Linux, uno è bootpd CMU, l'altro è
in realtà un server DHCP, dhcpd ISC. Sono inclusi rispettivamente nei
pacchetti debian bootp
e dhcp
.
Per usare bootpd CMU, dovete prima decommentare (o aggiungere) la relativa riga
in /etc/inetd.conf
. Su Debian GNU/Linux potete dare
update-inetd --enable bootps, quindi /etc/init.d/inetd
reload per farlo. A parte ciò, la riga in questione dovrebbe essere una
cosa del genere:
bootps dgram udp wait root /usr/sbin/bootpd bootpd -i -t 120
Ora dovrete creare un file /etc/bootptab
. Questo file ha lo
stesso, ben noto e criptico, tipo di formato dei cari vecchi file BSD
printcap(5)
, termcap(5)
e disktab(5)
.
Consultate la pagina di man bootptab(5)
per maggiori informazioni.
Per usare bootpd CMU, avete bisogno si conoscere l'indirizzo hardware (MAC) del
client. Ecco un file /etc/bootptab
di esempio:
client:\ hd=/tftpboot:\ bf=tftpboot.img:\ ip=192.168.1.90:\ sm=255.255.255.0:\ sa=192.168.1.1:\ ha=0123456789AB:
Dovrete come minimo modificare l'opzione "ha", che specifica l'indirizzo hardware del client. L'opzione "bf" specifica il file che il client deve recuperare via TFTP. Consultate Disporre le immagini TFTP al loro posto, Sezione 4.5.4 per maggiori dettagli.
Per contrasto, configurare BOOTP con dhcpd
ISC è davvero semplice,
poiché esso tratta i client BOOTP come fossero dei clienti DHCP un po'
speciali. Alcune architetture richiedono una configurazione complessa per
avviare i client via BOOTP. Se è il vostro caso, leggete la sezione Configurare il server DHCP, Sezione
4.5.2. Altrimenti potrete cavarvela semplicemente aggiungendo la direttiva
allow bootp al blocco di configurazione per la sottorete cui
appartiene il client e riavviando dhcpd
con
/etc/init.d/dhcpd restart.
Alla stesura del documento, c'è un solo server DHCP libero, vale a dire
dhcpd
ISC. È disponibile in Debian GNU/Linux, nel
pacchetto dhcp
. Ecco un esempio, semplice, del suo file di
configurazione (di solito /etc/dhcpd.conf
):
option domain-name "esempio.com"; option domain-name-servers ns1.esempio.com; option subnet-mask 255.255.255.0; default-lease-time 600; max-lease-time 7200; server-name "nome_del_server"; subnet 192.168.1.0 netmask 255.255.255.0 { range 192.168.1.200 192.168.1.253; option routers 192.168.1.1; } host clientname { filename "/tftpboot/tftpboot.img"; server-name "nome_del_server"; next-server nome_del_server; hardware ethernet 01:23:45:67:89:AB; fixed-address 192.168.1.90; }
In questo esempio c'è solo un server, "nome_del_server", che fa tutto il lavoro: DHCP, server, server TFTP e gateway di rete. Dovrete quasi sicuramente modificare le opzioni domain-name, come pure il nome del server e l'indirizzo hardware del client. L'opzione filename dovrebbe contenere il nome del file che verrà recuperato via TFTP. Una volta ritoccato il file di configurazione di dhcpd, riavviatelo con /etc/init.d/dhcpd restart.
Per poter utilizzare il server TFTP, dovrete per prima cosa assicurarvi che
tftpd
sia abilitato, di solito tramite la presenza della riga
seguente in /etc/inetd.conf
:
tftp dgram udp wait root /usr/etc/in.tftpd in.tftpd /tftpboot
Date un'occhiata al file e annotatevi la directory usata come argomento di
in.tftpd
, ne avrete bisogno più avanti. L'argomento
-l abilita su alcune versioni di in.tftpd
la
registrazione di tutte le richieste nei log di sistema, cosa utile nella
diagnosi di eventuali errori nel boot. Se avete dovuto modificare
/etc/inetd.conf
, dovrete notificare l'avvenuta modifica del file
al processo inetd
in esecuzione. Su una macchina Debian eseguite
/etc/init.d/netbase reload (per potato/2.2 e sistemi più recenti
usate /etc/init.d/inetd reload). Su altre macchine scoprite l'ID
del processo inetd
ed eseguite kill -HUP
inetd-pid.
A questo punto, collocate l'immagine di boot TFTP che vi serve, secondo quanto
indicato in Descrizione dei file del
sistema di installazione, Sezione 11.2.3, nella directory appropriata per
tftpd
. In genere si tratterà di /tftpboot
. Dovrete
creare un link da tale file a quello che tftpd
userà per fare il
boot di un particolare client. Sfortunatamente il nome del file è deciso dal
client TFTP e non ci sono standard veri e propri.
Sui PowerMac NewWorld dovrete configurare il boot loader yaboot
come immagine di boot TFTP. A recuperare via TFTP le immagini del kernel e del
ramdisk ci penserà yaboot stesso. Per fare il boot via rete, usate il file
yaboot-netboot.conf
, rinominandolo in yaboot.conf
nella directory tftp.
Una volta determinato il nome, create il link in questo modo: ln /boot/tftpboot.img /boot/nome-del-file.
NOT YET WRITTEN
È prossimo a "Installazione TFTP per sistemi con poca memoria" perché rispetto a questo non volete più caricare il disco RAM ma fare il boot dal file system nfs-root appena creato. Dovete quindi rimpiazzare il link simbolico all'immagine tftpboot con un link simbolico all'immagine del kernel (p.e. linux-a.out). La mia esperienza di boot via rete è basata esclusivamente su RARP/TFTP, che richiede che tutti i demoni si trovino sullo stesso server (la workstation sparc invia una richiesta tftp al server in seguito all risposta che quest'ultimo ha dato a una sua richiesta rarp). In ogni caso, Linux supporta anche il protocollo BOOTP, ma non so come vada configurato :-(( Serve che sia documentato in questo manuale?
Per fare il boot della macchina client, andate a Fare il boot da TFTP, Sezione 5.5.
Per installazioni multiple è possibile usare FAI
("Fully
Automatic Installation", Installazione Completamente Automatizzata). Il
pacchetto Debian fai
dev'essere installato su un elaboratore,
chiamato server di installazione. Indi tutti i client d'installazione
effettuano il boot tramite scheda di rete o dischetto e automaticamente
installano Debian sui dischi locali.
Installazione di Debian GNU/Linux 3.0 per PowerPC
versione 3.0.23, 15 May, 2002eugenia@linuxcare.com
frick@linux.it